MANIPURA CHAKRA
Il chakra della “città della gemma” che delle pietre preziose ha la lucentezza e lo splendore, chiamato anche “nabhi padma”, il loto dell’ombelico, perchè è posizionato in questa zona, tra lo sterno e l’ombelico, il plesso solare e governa lo stomaco, il pancreas, la cistifellea il fegato e le ghiandole surrenali. L’elemento a cui è collegato è il fuoco, il colore giallo, l’organo di senso sono gli occhi mentre l’organo di azione è l’ano e l’apparato escretore (connesso anche con Muladhara) che convoglia verso il basso le scorie dal processo di trasformazione e assimilazione del fuoco gastrico. Bija mantra (mantra seme) Ram.
Il diritto di agire e di essere un individuo. Compito: autodefinizione.
Con manipura ci identifichiamo con la volontà. L’energia a questo stadio si manifesta attivamente, ci mette in relazione con il mondo circostante, si sviluppa i nostro potere personale, l’idea e la speranza di poter rendere le cose possibili per noi, la voglia di affrontare con ottimismo le sfide e la sensazione di potercela fare. Costruiamo la nostra autostima.
La vergogna è la forza che contrasta l’azione di questo chakra, che blocca l’energia che risale dai primi due chakra e che le impedisce di trasformarsi in azione.
Per paura di sbagliare fuggiamo davanti alle sfide, ci ritiriamo nel conosciuto e così facendo dimostriamo a noi stessi di non essere capaci. Addirittura se agiamo e commettiamo un errore ci sentiamo inadeguati e ci critichiamo aspramente, intaccando la nostra autostima e riportandoci al punto di partenza, il senso di vergogna.
Nel bambino il periodo di sviluppo di questo chakra è dai 18 mesi ai 4 anni circa.
Il bambino comincia a sviluppare il linguaggio, che gli permette di esprimere più chiaramente la sua volontà e di definire così il proprio sé per diventare più autonomo. In questo stadio comincia anche a regolare gli istinti e gli impulsi e a dar loro una direzione, sviluppando la propria volontà.
Negli adulti questa fase corrisponde alla liberazione dai limiti imposti dagli schemi mentali e comportamentali precedentemente adottati. Ora è davvero possibile creare la propria persona, senza doverci modellare sulle aspettative dei genitori, degli amici, senza compiacere ma possiamo decidere come realizzare il nostro futuro e quali strade percorrere, secondo la nostra volontà e libertà.
La nostra è una cultura ossesionata dal potere, spesso la forza viene definita come dominazione e la sensibilità come debolezza. Mettiamo le speranze di molti nelle mani di pochi, rimanendo in uno stato di impotenza passiva, mentre coloro in cui abbiamo investito le forze le sprecano per combattersi l’un l’altro, provocando stagnazione, reti politiche o guerra continua.
Come possiamo reclamare, con piena resposabilità, entusiasmo e orgoglio il nostro diritto di agire, liberi da inibizioni e vergogna?
Educati all’obbedienza da genitori e insegnanti, istruiti a cooperare con più grandi strutture di potere corporative, legali, militari e politiche ci siamo trasformati in una società di vittime e controllori. In una visuale polarizzata, si considera il potere in termini di mangiare o essere mangiati, controllare o essere controllati, vincitori e vinti, chi sta in alto e chi sta in basso.
Nel mondo interiore la lotta continua, riteniamo che la forza si ottenga combattendo le nostre parti inferiori con il dominio delle nostre parti superiori, facendo prevalere la mente sulla materia, dominando i nostri istinti fondamentali, sopprimendo l’energia primaria dell’io più profondo. Ma la vittoria di una parte sull’altra non conduce all’unità bensì a un’ulteriore frammentazione.
Ristrutturare il nostro modo di considerare il potere e incanalare e controllare quella forza che è all’interno del nostro essere, è la sfida di questo chakra. Ci trasforma, illuminando la nostra vita di uno scopo. Possedere una forza reale che emana da dentro rinnova la gioia di essere vivi.
E’ necessario costruire una nuova definizione di potere, che ci allontana dalla lotta e ci avvicina alla trasformazione, che ispira, rafforza e rende potenti degli individui senza sminuirne altri.
L’espressione di questa energia come azione è data dalla combinazione di materia e movimento, dalla sopravvivenza e dal piacere, le forze istintuali del primo e del secondo chakra che, attraverso la coscienza, vengono trasformate in attività volontaria.
Così, attraversando la dualità entriamo nel terzo chakra che include e al tempo stesso trascende la polarità, creando una nuova dinamica, quella della molteplicità. La nostre scelte si ampliano, non più bianco o nero, vinci o perdi o/o, il nostro orizzonte si allarga, le nostre opzioni aumentano, e di pari passo aumenta la nostra forza, la nostra libertà e il nostro potere.
Quando compiamo una scelta, diamo vita alla volontà, esercitiamo la nostra volontà, sviluppiamo la nostra individualità, scopriamo le nostre forze e debolezze, e costruiamo la potenza che guiderà la nostra vita.
Lasciamo il regno della sicurezza. Il potere non si crea stando al sicuro, il potere proviene dalla volontà di lasciare il mondo della sicurezza per andare avanti verso l’ignoto. Quando incontriamo una sfida questa ci rafforza, costringendoci a crescere, la forza, come un muscolo, non aumenta se non si fa nulla.
Lo scopo del terzo chakra è quello di trasformare l’inerzia della materia e del movimento in una direzione conscia dell’attività volontaria.
Terra e Acqua sono passive e dense, si muovono verso il basso. Il primo e secondo chakra sono istintuali, seguono la via della minor resistenza. Il fuoco del terzo chakra è dinamica e luce, si solleva in alto allontanandosi dalla gravità. Questo cambiamento è necessario per raggiungere i chakra superiori e continuare il nostro viaggio.
Dobbiamo avere la volontà di lasciarci la passività alle spalle. La volontà di abbandonare il modo in cui le cose sono sempre state per trasformare le nostre abitudini, stabilire un nuovo corso. Dobbiamo avere la volontà di uscire da ciò che è famigliare e previsto per confrontarci con la sfida e l’incertezza.
“Siate il cambiamento che desiderate vedere nel mondo”
Gandhi
La frizione genera scintille, il fuoco trasforma la materia in calore e luce e ci dona la capacità di vedere e di agire. Il fuoco ci desta dal nostro sonno passivo, accendendo la coscienza nella comprensione. Questa comprensione tempera il fuoco, forgiando l’energia pura in forza, direzione e trasformazione.
Se il nostro radicamento è forte e solido e il naturale flusso dell’emozione e il movimento non sono impediti, possediamo i mezzi per convertire l’energia in azione.
La naturale espressione di questa energia è l’attività. Ci mette in rapporto con ciò che ci circonda, permette di caricare e scaricare la nostra eccitazione, ci offre un insegnamento sul mondo e su noi stessi. Man Mano che maturiamo, iniziamo a scegliere in base a quali impulsi agire e quali tenere sotto controllo. In tal modo inizia ad emergere un sé conscio, in cui la mente agisce al di sopra degli istinti ed emerge una responsabilità personale e la nascita dell’ego.
Un terzo chakra in buona salute presenta una vitalità piena di energia, la vita viene affrontata con gioia ed entusiasmo e la capacità giocosa di ridere di se stessi.
Il nostro senso di potere personale ci dà la speranza di poter rendere possibili le cose per noi stessi, ci dona un atteggiameto positivo e non temiamo di avventurarci verso l’ignoto, di correre dei rischi o di commettere degli errori, gli ostacoli non ci gettano a terra. Quando veniamo sfidati non perdiamo la nostra direzione, ma andiamo avanti con forza e volontà. Traiamo piacere dall’impegnarci in attività, nell’affrontare sfide e nell’essere alle prese con il mondo.
Autonomia e individuazione
L’autonomia è un traguardo essenziale al terzo chakra (per esempio, senza autonomia l’amore è radicato nel bisogno più che nella forza: una relazione equilibrata permette alle persone coinvolte di rimanere degli esseri separati, di mantenere la loro individualità, di seguire la propria crescita e di unirsi per scelta e volontà, in libertà).
L’autonomia è essenziale per la responsabilità personale, se non siamo in grado di vederci come esseri separati, non possiamo assumerci la responsabilità delle nostre azioni. Se non ci sentiamo autonomi, tendiamo spesso a biasimarci, incolpiamo gli altri per i nostri problemi. Il biasimo colloca la volontà e la responsabilità fuori di noi stessi.
Al contrario, se siamo radicati nella nostra autonomia, allora siamo la causa della nostra vita, e siamo in grado di assumerci la responsabilità e il potere appropriati.
Soltando quando ci assumiamo una responsabilià possiamo realmente operare un cambiamento, se è colpa di qualcun altro, non possiamo far altro che aspettare quello cambi.
E’ qui che comincia il processo di individuazione, un viaggio verso la totalità e il risveglio,l’io si risveglia e inizia a differenziarsi dalle aspettative esterne. Per individuarci dobbiamo staccarci dai campi gravitazionali, padre e madre, gruppo e società e portare alla luce l’essere unico, divino, che vive dentro di noi.
“E’ qui, nel processo di individuazione del terzo chakra che superiamo la nostra inerzia psichica, le abitudini inconsce, i termini in cu permettiamo agli altri di definirci. E’ qui che fuggiamo dai genitori interiorizzati, dai pari e dalla cultura e iniziamo a definire noi stessi. Essere unici significa osare, rischiare disapprovazione per l’integrità della nostra verità personale”.
Molti non risvegliano affatto questo chakra e trascorrono tutta la vita seguendo i percorsi di minima resistenza, cedendo agli altri la loro forza e definendo se stessi nei termini in cui ci si aspetta.
Dopo esserci identificati con il nostro corpo fisico e la nostra esperienza emotiva, iniziamo a formarci una identità autonoma. Questo segna la nascita dell’ego. In termini di chakra l’ego è un’organizzazione dell’energia istintiva che sale dal primo e secondo chakra e la combina con la coscienza. L’ego è il sé radicato, le radici individualizzate della coscienza. L’ego è come una casa, ci contiene, ci offre un luogo per crescere e cambiare e crea confini necessari per formare noi stessi come entità. Molte discipline spirituali ci consigliano di trascendere l’ego e lo considerano qualcosa di negativo, di limitativo. Il problema dell’ego non è che è limitante ma che noi ci lasciamo confinare continuamente da esso. Noi ce restiamo confinati lontano dalla paura, dalla vergogna o dalla colpa e non usciamo più nel vasto mondo, non apriamo mai le nostre porte e le nostre finestre. Non è un errore avere una casa ma dovrebbe essere un’ancora per l’esperienza, non una limitazione. Mantenendo questa prospettiva saremo in grado di avere un ego forte e di trascenderlo.
Volontà
Molti di noi vivono doverosamente la loro vita nel modo in cui “devono farlo” cercando sempre al di fuori di sé degli indizi senza mettere mai in discussione la fonte delle loro supposizioni.
Da bambini siamo educati all’obbedienza, veniamo premiati se facciamo quello che “dobbiamo fare” e puniti quando non obbediamo.
L’obbedienza richiede volontà, ma è una volontà prestata ad un altro, non ha più origine in noi, nel nostro corpo nelle nostre emozioni, ma in quello di qualun altro (genitori, amante, scuola, ditta, corpo militare). Ci sono moltissime persone felici di dirci cosa fare se non lo sappiamo noi. L’obbedienza ci solleva dalla responsabilità dal momento che stiamo solo eseguendo degli ordini. Se gli ordini sono sbagliati, è colpa di qualcun altro. Quando accettiamo l’obbedienza come un’abitudine o un dato di fatto diventiamo degli schiavi, ci dimentichiamo di discutere. Accettiamo e svendiamo un pezzo della nostra anima.
La risposta non sta nel diventare degli individui ostinati che cercano solo la loro soddisfazione, dal momento che questo nega la più grande rete sociale in cui siamo coinvolti, ma è necessario temperare la forza dell’egoismo con una cooperazione volontaria.
Autostima
Con un ego sano non è un problema fare degli errori, una vitalità energetica richiede autostima. Con una fiducia di base in noi stessi possiamo affrontare meglio l’ignoto possediamo un senso dell’io che non si disintegra quando le cose vanno male.
Una personalità dominata dalla vergogna non ha posto per gli errori ed è duramente limitata nell’espansione.
Spesso chi ha una carriera di successo, un aspetto straordinario o molto denaro sono proprio le persone con la più bassa autostima. Coloro che possiedono un’autostima più sana sembrerebbero avere minori aspettative e accettare di più di vivere semplicemente la vita. Coloro che si sono trattati bene, che si sono presi cura del loro corpo, che sono stati in contatto con i loro sentimenti e si sono concessi il piacere, possiedono una maggiore autostima perchè si sentono meglio. Si sentono appagati, pieni di energia, il loro senso del sé ha meno bisogno di realizzazioni esterne perchè vi è una presenza dentro. Se il valore che diamo a noi stessi è alto, è più probabile che ci prendiamo cura di noi.
Vergogna
La vergogna blocca l’energia che risale dai chakra inferiori e non le permette di trasformarsi in azione, la mente domina la scena, le persone le gate dalla vergogna ascoltano di più i loro pensieri che i loro istinti, soprattutto le voci interiori che ripetono loro quanto siano inferiori, privi di valore, sbagliati o inadeguati. La spontaneità viene limitata dall’analisi e dal controllo interni e l’energia è gelata dalla volontà.
Dal momento che gli istinti naturali non possono essere repressi mai del tutto, erompono periodicamente in forme ombra, che non fanno che aumentare il senso di vergogna e di inadeguatezza.
La vergogna è il risultato di ogni tipo di abuso sui bambini: che sia di autorità, di responsabilità date inadatte all’età, trascuratezza, abbandono, violenza sessuale, emotiva o fisica o criticismo eccessivo.
La vergogna fa collassare il terzo chakra, così che l’intero torso è infossato nel mezzo. Questo restringe la cavità toracica, riduce la respirazione e costringe la gola. A causa di questo collasso la testa si sposta in avanti e si trova fuori allineamento con la colonna centrale del corpo, disallineando il sesto e settimo chakra (percezione e comprensione). In tal modo pensieri e percezioni sono spesso fuori sintonia con la realtà del corpo.
Poichè il terzo chakra è strettamente legato alla formazione del’ego, il senso di vergogna e il senso del sè si fondono. Il bambino non considera le sue azioni imperfette ma considera se stesso imperfetto.
Cosi, crescendo adegua il comportamento all’idea che ha di se stesso, nel terrore di compiere errori non osa avventurarsi all’esterno, si mantiene piccolo e limitato, privo del convincimento di poter riuscire, fugge senza nemmeno provare e fuggendo prova a se stesso di non poter riuscire.
Proattività
Agire a proprio vantaggio, è un’alternativa all’essere reattivo (eccesso del terzo chakra) o inattivo (carenza del terzo chakra).
Significa avere un’influenza determinante sul proprio ambiente, e non esssere la vittima delle circostanze. La proattività richiede iniziativa e volontà.
Potere
E’ la capacità di operare dei cambiamenti ed esiste per un solo motivo: la trasformazione. Quando i lvecchio non è più utile al suo scopo, è tempo di trasformarlo in qualcosa di nuovo. Il potere è un modo, un processo per diventare reali. Possediamo potere quando osiamo vivere in modo autentico, entriamo in noi stessi e diciamo la nuda verità. Il potere giunge quando siamo disposti a compiere degli errori e ad assumercene la responsabilità, ad imparare da essi e a correggerli.
Per sfuggire alle trappole soffocanti della limitazione personale e avvicinarsi all’espansione della nostra totalità, dobbiamo reclamare il nostro potere.
Il potere è la capacità di determinare il nostro destino.
Il compito del bambino è imparare un appropriato autocontrollo senza perdere spontaneità, fiducia o gioia nell’esprimere i propri impulsi.
Quando prevalgono vergogna e dubbio si distrugge l’autonomia, cresciamo essendo definiti e controllati dagli altri.
Se neghiamo al nostro bambino il diritto di agire e di affermare se stesso come essere autonomo, lo spingiamo a mettere in discussione quel diritto per il resto della sua vita. Se l’autonomia viene soffocata (attraverso punizioni, vergogna o controllo eccessivo) allora il processo di individuazione si arena in una forma di resistenza o di sottomissione e non si sviluppa mai del tutto. Può succedere o di trattenere in modo troppo rigido o di lasciar andare troppo facilmente. Il fuoco della gioia e della spontaneità si affievolisce, la volontà viene indebolita e il senso di potere e di responsabilità personale viene minato. Ne risulta un terzo Chakra carente.
Se d’altro canto la volontà di un bambino viene assecondata in modo eccessivo senza discrezione o rispetto dei limiti appropriati si ha un’inflazione dell’io. Nella loro vita saranno destinati a cadere molte volte oscillando tra il senso di inferiorità e di superiorità. Manca loro il contenitore costituito dai limiti, necessari per una reale capacità di agire e manifestare. Attendendosi dei risultati immediati, può mancare loro la disciplina necessaria per portare a termine dei compiti difficili, che ci danno il giusto senso del nostro potere.
Se vogliamo che i nostri figli crescano come individui autonomi, che siano forti e accettino le responsabilità, dobbiamo guidarli nel modo giusto, senza sopprimere il loro delicato ego emergente.
Il Tollerante
Quando il genitore esercita un controllo eccessivo, schiacciando l’autonomia emergente del bambino, si sviluppa una struttura “tollerante”, dalla sottomissione forzata all’autorità ne risulta un conflitto tra accondiscendenza esteriore e resistenza interiore, sentimenti ambivalenti che condizionano poi il modo di vivere.
Il Tollerante è affidabile, stabile, buon lavoratore, ansioso di piacere e capace di tollerare. Regge bene le crisi, sono compagni ideali e raramente causano problemi, portano a termine compiti difficili o spiacevoli. Hanno un atteggiamento passivo-aggressivo nei confronti della vita. Egli desidera approvazione e affetto, ma l’affetto viene ottenuto a scapito della propria autonomia e ne scaturisce la rabbia. Poichè si sente manipolato e arrabbiato nei confronti della persona da cui desidera affetto, prova un senso di bisogno e di rabbia allo stesso tempo e non riesce ad esprimere nessuna delle due sensazioni. Desidera essere approvato e sottomette la sua volontà di conseguenza, mentre si risente.
Quando l’amore condizionato viene usato come premio o punizione per il comportamento, il bambino si trova in un contrasto: può ottenere l’amore cooperando e rinunciando alla sua volontà o può ottenere l’automia rischiando il rifiuto ma non potrà mai ottenere entrambi.
In realtà possiamo avere vero amore e volontà quando entrambi sono presenti.
Alla base del conflitto sta il sentimento della vergogna. Il suo timore più grande è l’umiliazione. Quando vengono puniti o criticati precipitano in un attacco di vergogna, nel quale non sono in grado di controllare le loro reazioni ed emozioni.
(es. il vasino: se l’abitudine viene inserita troppo presto e il bambino non è pronto, si crea un senso di fallimento che fa ritenere brutto o cattivo ciò che esce da noi, che deve quindi essere trattenuto. e lo tratteniamo siamo premiati, se lo lasciamo andare ce ne dobbiamo vergognare).
Il tollerante si vergogna di ciò che è all’interno, si vergogna per tutto ciò che è dentro (sentimenti, pensieri, necessità) e il timore maggiore è quello di esporsi.
Il Tollerante sviluppa rabbia e aggressività e tutto ciò prende forma in un critico interiore malevolo che punta il dito contro le mancanze e le colpe del Tollerante.
Questo provoca sensazioni di disperazione e di essere bloccato. Egli suppone che le situazioni debbano essere tollerate piuttosto che cambiate. Non vede una via proattiva di azione che risolva la situazione, vede la vita come una serie di obblighi inevitabili a cui si sottomette con rassegnazione e risentimento.
L’amore è qualcosa da meritarsi attraverso l’approvazione e da dare per forza di volontà più che di sentimento. Poichè non viene permessa l’esternazione, lamenti e proteste sono le uniche espressioni di insoddisfazione concesse. Si sente imperfetto e inadeguato.
Per guarire, deve imparare ad esprimere sia i sentimenti teneri che quelli di rabbia.
La tirannia della volontà dev’essere annullata offrendole qualcosa di più produttivo da fare che criticare. La rabbia deve essere esternata e liberata, in modo che un ego più forte possa opporsi al critico interno e riemergere nuovamente all’autonomia.
Domande da porsi:
Qual’era la figura più autoritaria durante la vostra infanzia?
Quale mezzo usava per affermare la propria autorità? (punizione, ambiguità, assenza/rifiuto).
Che sentimenti provavate nei confronti di questa persona?
Obbedivate per rispetto o per paura?
In che modo reagivate a questa autorità? Vi ribellavate od obbedivate? o alternavate questi comportamenti?
Quale forma assume nella vostra vita odierna, l’autorità interna? A chi si conforma?
Cooperate di buon grado con essa o con resistenza e risentimento?
In che modo potreste armonizzare meglio questa autorità interna con la vostra vita?
Eccesso
Si cerca di tenere in piedi un’immagine di un falso sé che deve essere nutrito dall’approvazione degli altri. Solitamente si è dominati da una volontà rigida, eccessiva, che non significa sia forte, perchè la sua mancanza di flessibilità può renderla fragile (se si sente minacciata può esplodere nella rabbia o ritirarsi nella paura). Una volontà eccessiva ha il costante bisogno di avere sotto controllo se stessa, gli altri, le situazioni, il proprio corpo. Questo può portare a diventare una sorta di automi svincolati dall’esperienza e dai sentimenti. Lo spirito non è radicato nel corpo, andiamo un po’ col pilota automatico, non c’è connessione ed espressione autentica. Ci sovraccarichiamo, siamo ansiosi, iperattivi, con tante tensioni muscolari, acidità di stomaco e una personalità dominante.
Carenza
Mancanza di vitalità e di spontaneità, possono essere facilmente manipolati dagli altri e spesso si sentono delle vittime. Spesso è presente la depressione, perchè l’energia del corpo è trattenuta e letteralmente depressa, bloccata spesso da sentimenti di vergogna. Queste persone possono essere timide e apparire fredde e riservate, tendono ad evitare il confronto e la sfida, esporsi in prima persona, preferiscono rimanere al sicuro, seguire le regole, lasciare che siano gli altri a condurre il gioco e compiacere il prossimo. Sono persone passive, lasciano che siano gli altri a prendere il controllo della situazione e tengono in loro potere gli altri che devono assumersi il rischio al posto loro.
Paura, colpa e vergogna sono i demoni dei primi tre chakra e influenzano un terzo chakra carente.
Si avverte un forte bisogno d’amore, perchè l’autostima che deriva dal sentirsi amati crea una sensazione di sicurezza.
In un terzo chakra carente manca l’aggressività verso l’esterno, sentiamo di non valere nulla, ci manca la volontà di guidare la nostra vita, manca proprio l’energia per agire nel mondo intorno a noi.
Le persone che soffrono di un terzo chakra carente possono soffrire della sindrome di affaticamento cronico, sono vuoti di energia, o perchè l’attività eccessiva li esaurisce o perchè consumano energia nel continuo tentativo di trattenere.
Sia un terzo chakra in eccesso che uno in carenza sono attratti da stimolanti come caffeina, anfetamine o cocaina: aiutano il sistema carente a sentirsi normale e quello in eccesso a continuare la sua costante attività.
E’ possibile avere un chakra che presenta contemporaneamente strategie di carenza e di eccesso.
Equilibrare il terzo chakra
E’ essenziale averlo in equilibrio per mantenere un sano metabolismo, e determinare il corso della nostra vita con responsabilità e libertà.
Per farlo è necessario lavorare sia nella distribuzione interna dell’energia nel corpo, sia nell’espressione esterna di quella energia.
Per agire nel mondo esterno, dobbiamo sbloccare la nostra energia interna. Bisogna superare l’inerzia esistente, i vecchi modelli di comportamento che ci trascinano verso il basso, le paure del passato che ci dominano e ci legano, l’autoanalisi paralizzante della nostra vergogna.
Per un chakra carente:
L’energia deve essere accumulata lentamente, come se si attizzasse un fuoco. Significa aumetare l’energia metabolica. Attenzione quindi alla dieta: mangiare cibi poveri di zucchero e additivi, ma ricchi di carboidrati complessi e proteine, oltre a verdure. Mangiare a intervalli regolari, fare esercizio aerobico. Via via che la nostra forma fisica migliora, la nostra energia scorre in modo più fuido e aumenta anche la fiducia in noi stessi.
Trovare delle attività che ci diano energia e aumentare il tempo che vi si dedica.
Chi tende a sfuggire si sente svuotato e incapace di affrontare le sfide, ma raramente si rende conto che è proprio quella fuga che lo mantiene scarico.
Se ci spostiamo verso nuovi territori siamo costretti a crearci modelli nuovi, a fare esperienza della vita nel suo farsi e a scoprire le nostre riserve segrete di potenza e di forza.
Per un chakra in eccesso:
Ha più energia di quella che il sistema può supportare e ha bisogno di essere scaricata e ridistribuita: è necessario imparare ad esprimere le emozioni, ammorbidire il cuore e intensificare il collegamento con la terra.
Rilassarsi, stare tranquilli, lasciar andare il controllo, attraverso la meditazione guidata che porti a un rilassamento profondo, lo yoga per rilassare e portare flessibilità, sciogliendo dolcemente i blocchi che intrappolano la tensione. Prendersi del tempo libero, senza porsi delle richieste o un fine, sperimentare uno stato più profondo dell’essere.
Per queste persone è estremamente difficile prendersi del tempo senza fare nulla e potranno accettarlo solo se saranno convinti che di fatto stanno facendo qualcosa per migliorare la propria salute, il che è particolarmente vero quando si rendono conto che il rilassamento promuove la produttività.
Bilanciare gli eccessi o le carenze del terzo chakra significa rinunciare all’idea che tutto sia sotto controllo, sicuro, assicurato in anticipo, accettare che si possa essere criticati, sfidati, fraintesi, respinti o che si possa fallire.
Significa accettare i rischi, accettare le responsabilità e creare il nostro futuro con un atteggiamento proattivo.
Significa lavorare sulla rabbia: se viene percepita ma non espressa può provocare una condizione di eccesso, se è bloccata e si accumula rimane a generare tensioni nei muscoli, bisogno di controllo e attività compulsiva
Per tirare fuori la rabbia bisogna andare a vedere cosa l’ha provocata, esaminare le situazioni che siamo costretti a sopportare e recuperare il diritto di opporsi a quegli abusi di potere.
Se siamo in grado di esprimere la nostra rabbia man mano che si forma, le impediremo di diventare eccessiva e dannosa e aumenteremo la nostra sensazine di accresciuta forza.
Sia che il chakra sia in eccesso o in carenza, è necessario rafforzare l’ego, sviluppare un contatto più profondo con il sé autentico, innalzare il livello di autostima e creare una sensazione di forza, liberando un’energia vitale, giocosa, spontanea che rende la vita facile e piacevole. Si crea un sano senso del potere ma se ne creano anche i limiti. Si promuove un approccio proattivo e realistico alla vita, un approccio fiducioso, caldo, responsabile e perseverante.
Olio essenziale:
per chakra in carenza olio essenziale di rosmarino: fortifica l’Io e aiuta a mantenere salda la propria integrità. E’ il simbolo dell’autorevolezza e della dignità interiore.
per chakra in eccesso olio essenziale di mirra: sostiene la calma, il rilassamento e l’equilibrio. Utile nelle meditazioni e per riconnettersi con il proprio centro. Bandisce la paura del giudizio.
Concetti liberamente tratti da “Il libro dei Chakra” di Anodea Judith.