Nella Medicina Tradizionale Cinese, l’inverno è la stagione del massimo Yin, la massima contrazione e staticità, ed è il momento dell’anno nel quale è particolarmente necessario trovare il tempo di fermarsi e ritirarsi in sé stessi per poter ricaricare le energie. Noi siamo un microcosmo che vive in un macrocosmo e, come gli animali vanno in letargo o sfruttano questa stagione dell’anno per riposarsi e vivere nei ripari creati in autunno, anche noi dovremmo seguire l’istinto di riposo massimo e di raccoglimento. Le giornate in questa parte dell’anno sono più brevi, il buio prevale sulla luce.
L’elemento associato alla stagione invernale è l’Acqua. Essa rappresenta il grande Yin, il massimo della profondità, i nostri abissi marini, il nostro lato misterioso e nascosto; in natura rappresenta sia il riposo e la cristallizzazione, sia la sorgente zampillante, la vita e il suo scorrere. Quella dell’Acqua è l’energia più profonda: legata al grembo della terra, e nella donna all’utero in gestazione, nel cui liquido amniotico galleggia il feto.
Il nostro corpo fisico è composto circa del 60-65% di acqua, percentuale molto maggiore in età infantile e molto minore in età senile.
L’acqua la possiamo percepire in tutto il nostro corpo e sotto differenti forme:
- nel flusso sanguigno;
- nelle articolazioni (liquido sinoviale);
- nelle lacrime, nel sudore, nell’urina;
- nel liquido amniotico;
- nel cervello e nel midollo spinale (liquido cranio – sacrale);
- fra gli organi;
- fra le cellule (fluido interstiziale).
È meraviglioso pensare a quanto noi siamo connessi con il mondo tramite la nostra stessa composizione organica.
Nella nostra visione occidentale del mondo e nella diffusa visione occidentalizzata, l’autunno e l’inverno sono due stagioni che non permettono un riposo profondo del corpo-mente, in quanto sono momenti di grande produttività lavorativa post-vacanze estive.
Quindi, come possiamo comportarci a riguardo? L’Inverno è il momento ideale per l’ascolto di sé stessi e la quiete di questa stagione ci conduce ad una maggiore introspezione. Nonostante la frenesia del quotidiano, infatti, ricerchiamo più momenti in cui rilassare e rigenerare il nostro corpo.
Squilibri della stagione: mancanza di energia vitale, problemi alle articolazioni, dolori alle ossa, difficoltà a rilassarsi, apatia, gonfiori, cattiva circolazione e pesantezza.
L’organo e il viscere connessi a questa stagione sono il Rene e la Vescica Urinaria e nella pratica andremo a trattare principalmente proprio questi meridiani.
Reni
Nella tradizione taoista, I reni rappresentano la nostra Forza Vitale, sono la nostra “batteria”, la nostra riserva di Energia, vengono definiti “l’inizio e la fine della vita”.
Infatti i Reni sono la soglia tra il pre-natale (Jing del Cielo Anteriore) e il post-natale (Jing del Cielo Posteriore). Il Jing si divide in una parte Ancestrale o Ereditaria (c.d. del Cielo Anteriore) che abbiamo avuto in eredità dai nostri genitori nel momento del concepimento e che è destinato nel corso della vita, fisiologicamente, a consumarsi progressivamente fino al suo inevitabile esaurimento (è come una batteria che ci è stata data in eredità) e il Jing acquisito (o del Cielo Posteriore) che corrisponde al rifornimento, al ristoro energetico che possiamo dare al Jing Ancestrale, tramite l’energia ricavata da una corretta alimentazione/digestione; dall’aria e dalla respirazione e da tutte le norme igieniche e salutari preventive che possiamo adottare nella vita (regolarità del ritmo sonno/veglia, corretta vita sessuale, trattamenti di agopuntura, fitoterapia, massaggi energetici, pratiche di meditazione e le ginnastiche dinamiche e respiratorie del Qi Gong o Tai Chi o Yoga), oltre che dalla coltivazione di buone relazioni interpersonali e da pensieri di pace e compassione.
In tal modo potremo “conservare” e non sprecare l’Essenza Ancestrale, potremo conservarla più a lungo, non la consumeremo nelle situazioni di stress e potremo così prolungare la durata della nostra vita in condizioni di buona salute.
Vescica Urinaria
Il meridiano della Vescica Urinaria, con i suoi 67 punti è lungo dalla testa ai piedi.
È il primo Canale Energetico (insieme a quello di Intestino tenue) che si attiva per proteggere dalle aggressioni di Freddo e Vento. Svolge un’importante azione di difesa, antinfettiva.
Il meridiano controlla le nostre energie profonde e non coscienti. In lui risiedono i principi di tutti i nostri archetipi: sociali, familiari, culturali e personali. Governa la nostra forza interiore, la nostra resistenza e resilienza e soprattutto la nostra forza di volontà, quindi la capacità di “passare all’azione”. Dall’altra parte il meridiano controlla l’abilità di ascoltare noi stessi, di accettare ciò che ci accade.
A livello fisico la vescica si occupa della fase finale della trasformazione delle energie, eliminando attraverso l’urina le tossine e le scorie dell’organismo. A livello emotivo tutto questo si traduce nell’abbandono dei “vecchi ricordi”, dei vecchi schemi comportamentali che portiamo con noi nonostante non siano più adatti alle situazioni che ci troviamo ad affrontare.
Rene e Vescica influenzano la capacità di agire con energia e risolutezza.
AYURVEDA
Troviamo un accordo e dei punti in comune tra MTC e Ayurveda: per la scienza indiana infatti la stagione invernale è associata al dosha Kapha, la tipologia costituzionale formata dall’unione degli elementI ACQUA e TERRA, e che ha quindi tra le sue caratteristiche principali, quelle di essere pesante, lento, freddo, statico e denso (possiamo pensare al fango, dato dall’unione di questi due elementi). E’ il tempo per riposare e rigenerarsi, è il tempo del raccoglimento e del nutrimento. La terra, la natura, sta inspirando, sta ritirando le forze in sé per proteggerle e nutrirle.
Kapha è il Dosha (sostanza vitale) responsabile del sistema immunitario e della circolazione dei liquidi nel corpo. Si occupa inoltre della resistenza dei tessuti e della lubrificazione delle giunture, apporta umidità alla pelle, favorisce la guarigione delle ferite, e dona forza, vitalità, energia e stabilità.
Come sempre, fondamentale per le difese immunitarie è l’azione preventiva, fatta di un cambio nelle nostre abitudini, nello stile di vita come a tavola, nell’appropriata ginnastica per rinforzare i meridiani. Quindi, innanzitutto, non permettere al freddo di penetrare in profondità, non è il freddo in sé che fa ammalare, ma il freddo improvviso che coglie impreparato l’organismo.
Proteggere in basso i piedi, in alto il collo e la gola, al centro l’area lombare (per contrastare lombalgie e sciatalgie).
Lo yoga può aiutare a contrastare questi disturbi praticando sequenze che aumentano gli Elementi Terra e, in particolare, Fuoco: piegamenti in avanti, torsioni, respirazioni riscaldanti, inversioni, pratiche di concentrazione e meditazione. Ripetizione delle sequenze.
A livello energetico l’elemento acqua risiede in Swadhistana Chakra. Swadistana si trova nella parte bassa del bacino, a livello del plesso sacrale.
Governa i fluidi del nostro corpo, l’espulsione dell’urina, del sudore e delle lacrime, il fluire del sangue e della linfa. Gli organi presieduti da Swadistana sono i reni, mentre nel sistema linfatico sono le ghiandole di riproduzione.
È un centro molto importante, legato al subconscio, è il luogo dove risiedono le nostre emozioni (viene chiamato chakra emozionale).
Se Swadistana è in equilibrio cresce la nostra voglia di vivere, la nostra gioia, la nostra voglia di creare e di amare. Se Swadistana non è in equilibrio, la vitalità viene a mancare, lasciando spazio ad apatia e depressione.
Acqua
L’acqua è fedele alla natura fluida dello scorre incessante, inarrestabile, sempre puro e vitale; regala la capacità di non fissarsi troppo, di scorrere in avanti.
E’ la capacità di adattarsi: l’acqua non avendo forma si adatta al recipiente che la ospita, senza però identificarsi con esso, senza perdere il proprio obiettivo. E’ proprio il dono dell’adattabilità che contrasta lo stress! Acqua è la capacità di accettazione di sé e degli altri, la facoltà di non farsi spaventare dagli eventi della vita ma di fluire con essi, la forza di tener duro; ed è anche simbolo dell’empatia, grazie alla connessione profonda tra il proprio Sé (interiorità profonda) e l’immensità (la vita che accade).
Quando l’energia dell’Acqua è in salute abbiamo molta capacità di adattamento. Quando siamo spossati e ci sentiamo sopraffatti dagli avvenimenti, bisogna tonificare l’energia dell’Acqua.
Se volessimo associare un motto all’Acqua, esso sarebbe: “Io voglio“, ed infatti l’acqua vuole raggiungere il suo obiettivo (sfociare nel mare) in tutti i modi possibili ed immaginabili, e alla fine ci riuscirà qualsiasi sia il percorso, le difficoltà e le traversie che dovrà affrontare.
Raggiungerà il mare dopo essere stata sorgente, ruscello, fiume, cascata, lago, dopo avere scavalcato massi o aggirato montagne; è capace di scomparire dalla superficie e di continuare il suo percorso sotterraneo, di ricomparire in superficie in maniera carsica, può farsi nebbia, nuvola, mutarsi in pioggia, neve o ghiaccio, sempre per perseguire la sua meta naturale. E la raggiungerà.
“Ecco come bisogna essere! Bisogna essere come l’acqua. Niente ostacoli – essa scorre. Trova una diga, allora si ferma. La diga si spezza, scorre di nuovo. In un recipiente quadrato, è quadrata. In uno tondo, è rotonda. Ecco perché è più indispensabile di ogni altra cosa. Niente esiste al mondo più adattabile dell’acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.”
Emozioni
L’emozione che tradizionalmente viene associata al Rene è la paura.
Ma in realtà questa è l’emozione negativa che ne comporterà, laddove eccessiva o continuativa, l’esaurimento.
L’emozione fisiologica del Rene consiste nella cautela (timore) che ci guida nelle nostre scelte di vita.
Facciamo un esempio: sto attraversando un incrocio trafficato o dei binari. E’ ovvio che devo aver paura di finire sotto una macchina o sotto al treno, ma non per questo avrò paura dei binari o degli incroci quando li attraverso, in condizioni di sicurezza, o quando il passaggio a livello è alzato e non arriva nessun treno.
Quindi l’emozione fisiologica consiste in quel fisiologico “eustress” che mi permette di rispondere ad uno stimolo potenzialmente nocivo, preservando la vita e scegliendo bene cosa fare.
Quando invece questo timore diventa eccessivo, continuativo e si sgancia dalla causa che l’ha provocato, o perdura ad oltranza, si genera il sentimento negativo della Paura, che consuma e indebolisce il Rene (la sua carica vitale), fino a sfociare in una situazione di Panico che è definito come “la paura che non ha genitori” o “la paura di aver paura”.
E’ tipico dell’attacco di panico l’irrazionalità e la completa inefficienza del nostro agire, che possono andare dagli eccessi agitanti del fuoco in testa (vampate di calore, sudorazione, brividi, palpitazioni, agitazione, confusione mentale, cefalea, tremori e comportamenti irrazionali), ad estremi paralizzanti opposti come impietriti, bloccati dalla paura (sensazione di collasso o svenimento, tremori delle gambe, ginocchia che cedono, incontinenza degli sfinteri, freddo ai piedi, incapacità di reazione).
In MTC lo Spirito che anima i Reni è lo ZHI, cioè la Volontà, l‘istinto di sopravvivenza o la volontà di vivere: è una forza incommensurabile e molto potente che porta a tradurre in atti pratici e concreti il volere del Cuore che lo ispira e lo muove.
E’ in primis desiderio di sopravvivere e di riprodursi, ma anche volontà di portare a termine gli obiettivi prefissati, di focalizzarsi su determinati traguardi e raggiungerli.
E’ quella spinta che ci fa trovare la giusta strada nella vita, perseguire i nostri sogni e promuovere la nostra realizzazione umana, affettiva, professionale.
Se lo Zhi renale è troppo forte e non segue più il consiglio moderatore del Cuore, l’individuo diventa un arrivista che si isola dal contesto sociale e familiare, diventa disinteressato agli altri, emotivamente distaccato e sospettoso al fine di raggiungere gli obiettivi sempre più ambiziosi che si propone, in un vortice di egocentrismo e indifferenza per chi lo circonda.
Se invece lo Zhi è debole, l’individuo non riesce a portare a termine i suoi progetti, sviluppa un senso di stanchezza ed apatia, si disperde in mille distrazioni, cambia idea, non si radica in nessuna iniziativa e finisce col diventare superficiale ed inconcludente. Talora diviene vittima di fobie e paure.
Secondo la fisiologia sottile, siamo nell’ambito delle emozioni, quelle sensazioni psicofisiche che ci fanno letteralmente muovere (e-mozioni, muovere verso), spesso in modo inconsulto. Se l’acqua è calma, invece, l’azione che mettiamo in atto in seguito al sorgere di un’emozione diventa una risposta consapevole, non una reazione automatica. In altre parole, possiamo sfruttare la portata della carica emotiva e affidarci al suo flusso cavalcando l’onda. Un po’ come fare surf…
Le emozioni rivelano importanti segnali sul nostro stato psicofisico. Imparare a decifrare il messaggio di cui sono portatrici è fondamentale per vivere con maggiore consapevolezza e vedere in fondo a noi stessi che cosa ci muove. E’ necessario imparare a “calmare le acque”. Proprio come quando la superficie di un lago è limpida ci sono due livelli che s’intersecano: le immagini di ciò che sta sopra e intorno, che si riflettono sullo specchio d’acqua, e quello che giace sul fondo, che emerge chiaramente. In questo la pratica dello Yin yoga è uno strumento prezioso per imparare a stare e osservare, prima di reagire.
Prendere le sembianze dell’acqua significa anche assumere un atteggiamento fiducioso, affidarsi al flusso della vita. Se impariamo a non fare resistenza a quello che ci viene incontro nella vita, se impariamo ad accettare con una disposizione benevola quanto ci succede, sapremo vedere dietro ogni circostanza un’opportunità. Magari non sono esattamente le opportunità che avevamo immaginato, ma, sono quelle di cui abbiamo bisogno per evolvere. Allora, invece di opporci, lasciamo che accada e scopriamo cosa succede dentro di noi.
Ecco cosa significa affidarsi al flusso della vita! Avere il coraggio di cavalcare l’onda con la fiducia incrollabile, perché sperimentata su se stessi, che la corrente conduce nel posto giusto. Il trucco è assecondare quel flusso, sviluppando la flessibilità necessaria a non arroccarsi sulle proprie posizioni e, nello stesso tempo, rendere sicuro il proprio incedere.
OLI ESSENZIALI
Ginepro: “L’olio della notte”. Aiuta coloro che hanno paura degli aspetti nascosti e sconosciuti di se stessi. Aiuta a capire che le cose che temiamo sono le nostre insegnanti e invece di nasconderci o allontanare quello che non conosciamo, ci incoraggia ad affrontare le paure, soprattutto quelle che ci portiamo dietro da tempo. Insegna anche che non c’è niente da temere quando quando impariamo a vedere tutte le parti di noi stessi.
Zenzero: aiuta ad essere totalmente presenti e attivi nella propria vita, a prendersi la responsabilità di quello che accade, ad impegnarsi per raggiungere uno scopo. Aiuta a sentire che abbiamo la possibilità di essere i creatori della nostra vita.
Basilico: il suo olio essenziale dona forza, coraggio e stimola le ghiandole surrenali. È eccellente per trovare la forza dentro sé quando ci si trova in situazioni di emergenza. Ottimo anche in caso di paura da esame: migliora la concentrazione, la precisione, la logica e aumenta lo stato di vigilanza. Aiuta quando ci sentiamo affaticati e privi di energie, quando ci sentiamo esausti e abbiamo difficoltà a proseguire.